A ROMA PER LA PACE
La Scuola secondaria “A. Bergamas” al Meeting Nazionale delle Scuole di pace e da Papa Francesco
Il 5 e 6 Maggio si è svolto a Roma il Meeting nazionale delle scuole di Pace, culminato nell’incontro di sabato mattina, in una sala Nervi gremita, con il Santo Padre. La scuola media A. Bergamas di Trieste, era lì presente con tre insegnanti (Ceettina, Paparelli e Terpin) e un gruppo di 24 alunni in rappresentanza di tutta la scuola, avendo aderito al corso di formazione e ricerca biennale “La pace si insegna e si impara” che ha coinvolto alcuni docenti dell’Istituto Comprensivo.
Il Meeting è stato il momento finale d’incontro di tutte le scuole che lavorano su percorsi di Pace ed è stata, inoltre, l’occasione per presentare le Linee Guida per un’educazione alla Pace e alla Cittadinanza Glocale stilate dal gruppo di lavoro di 162 insegnanti della Regione Friuli Venezia Giulia .
I veri protagonisti sono stati, insiemi agli insegnanti, i loro ragazzi che si sono detti entusiasti dell’esperienza vissuta.
“Me lo aspettavo diverso”, dice Valentina,” ma è stato molto entusiasmante”. “Mi ha stupito lo splendore dell’emozione di tutti gli alunni, migliaia di ragazzi tutti felici e attenti dinanzi ai discorsi fatti sulla Pace” aggiunge Mitja . “Inoltre è stato emozionante il fatto che molti studenti con idee, etnie, età diverse si siano riuniti insieme per costruire la pace”, afferma Niccolò. “Io ho sentito molto l’unità di tutte le scuole”, ha concluso Andrea. “Tra di esse, compresa la mia, si è formato un legame per combattere ed ottenere un bene comune: la pace. Ringrazio il Papa e il suo impegno nell’esprimere il suo pensiero di unione, guidando tutti sulla buona strada”. Questo il pensiero di Paola.
Ragazzi partiti da Trieste con in mano la propria esperienza di Cooperazione a scuola, pronti a confrontarsi con le altre scuole italiane e con le Istituzioni nella convinzione che “la Pace s’insegna e s’impara” e per provare a rispondere insieme alla impegnativa domanda, posta dal Coordinatore della Tavola della Pace Flavio Lotti: “Per un’educazione alla Pace stiamo facendo abbastanza?”. Di fronte al Papa gli alunni delle scuole hanno posto le proprie domande sorte dall’inquietudine data dalla complessità e dalla violenza che ogni giorno viviamo. “Santo Padre, ma che succede? Che succede nel mondo?”. Francesco ha molto apprezzato, ha detto, “queste domande concrete” e sottolinea Gaia “ha dato risposte concrete”. Il suo carisma è stato l’aspetto che più ha colpito i ragazzi. Dice Antonio: “ha un modo sanissimo di parlare, senza peli sulla lingua, lui che ha il vero diritto di parlare da uomo”. Michele afferma: “Inizialmente pensavo che il Papa dicesse cose ovvie, note a tutti, riguardanti i vari problemi quotidiani e invece ha utilizzato parole molto profonde, emozionanti, ma allo stesso tempo chiare e semplici mescolate a tanta simpatia”. Ma la simpatia non è bastata ad alleggerire il suo discorso: “Viviamo in un tempo di distruzione”, ha detto il Santo Padre, “verso le persone ed il creato”. Mattia per questo sottolinea: “Sono rimasto colpito dalla quantità di nazioni in guerra oggi, troppe!”. Maria, ma anche molti altri suoi compagni, hanno colto la contraddizione della madre bomba di cui il Papa dice di essersi vergognato. Anche Daniele riporta come significative per lui le parole del Santo Padre: “La madre porta vita, quell’ordigno porta distruzione. Come si può chiamare così una bomba?”. Ester aggiunge: “Mi ha colpito molto la differenza tra pace e guerra e il pensiero che nella pace i figli seppelliscono i padri mentre nella guerra i padri seppelliscono i figli”.
Ecco perché per Ethan “il Papa è una fonte di saggezza per tutti e dovremmo prendere esempio dalle sue parole divertenti ma allo stesso tempo ispirate”. “Ci ha ricordato”, dice Luca, “che bisogna saper amare il prossimo per salvare il mondo che è di tutti noi, fare il contrario sarebbe applicare una cultura di distruzione”.
Elisa afferma di essere stata particolarmente colpita dall’aneddoto raccontato dal Papa. A 9 anni, quando era in quarta elementare, ha confessato ai ragazzi di aver detto una parola brutta alla sua maestra, “che era una donna piena di dignità”, ha sottolineato Francesco; la maestra ha scritto una nota ai suoi genitori chiedendo di parlare con loro perché ha detto “ se questo bambino dice queste cose brutte a 9 anni cosa dirà a 20?”. Quando la madre ha avuto il colloquio con la maestra ha chiesto a Francesco di scusarsi con lei, la maestra lo ha abbracciato e lui è tornato in classe “da vittorioso” ma poi, ha tuonato il Papa ai ragazzi “quello è stato solo il primo atto. C’è stato poi il secondo atto a casa!”. Ecco perché Elisa sente di dover sottolineare le parole del Papa “ adesso se un ragazzo riceve una nota i genitori chiedono agli insegnanti di chiedere scusa all’alunno!”. Insomma, ha concluso Francesco, che il patto educativo tra la scuola e la famiglia si è rotto e bisogna ricostruirlo, altrimenti non può funzionare.
“Il Papa”, dice Anna, “ è stato sincero e personale, ha saputo rispondere alle domande nel modo più giusto e a tutti ha dato le risposte migliori”.
Anche le insegnanti si sono sentite rinfrancate nel loro duro lavoro quotidiano e nell’importanza del portare avanti il proprio compito educativo. Il Papa ha esortato tutte le scuole della Pace ad andare avanti con coraggio perché “la parola rassegnazione” ha detto “è proibita!”.
Così con il sorriso sulle labbra e nel cuore, i ragazzi della Scuola Secondaria A. Bergamas di Trieste sono tornati a casa pronti a continuare il loro percorso di Pace e di Cittadinanza legato alle tante iniziative coordinate dalla Cooperativa studentesca “Era Ora”, insieme alla propria comunità scolastica che via whatsapp li seguiva costantemente ed era lì con loro a prendere la benedizione papale.